Spese folli per farvi dire "trentatre"

Le case automobilistiche sono ormai da ere geologiche le principali clienti del mondo dedicato alla pubblicità e al marketing, e i 266 miliardi spesi da Fiat Auto SpA nel 1991 ne sono una forte testimonianza.




Ma su quale "vetturetta" si è concentrato il maggior onere? Con ben 1.457.300 lire per esemplare venduto, si aggiudica il titolo di più sponsorizzata la "giovanissima" 33 (guarda caso!).

AR Giulia TI MI A00000

Secondo lo schema adottato dal nostro legislatore sin di primi anni del Novecento, le targhe italiane dovevano contenere l'indicazione della provincia di residenza del proprietario del veicolo  (sigla composta da 2 lettere dell'alfabeto) e una serie numerica assegnata progressivamente (da 1 a 6 cifre). 


Inizialmente la numerazione della targhe (per ogni singola provincia) andava da 0 a 999999, senza lettere né zeri davanti. 
Dunque erano previste anche targhe con meno di 5 cifre. Tuttavia a differenza di quest'ultime provincie (come Pordenone e Isernia) erano presenti circoscrizioni in cui la "motorizzazione" era stata oggetto di grande interesse.

Anche Giuseppe Busso vestiva Zagato

Gianni Chizzola, nel suo libro Autodelta, pone l'accento su un'esemplare di TZ assemblato (data non conosciuta) presso la DIPRE ESPE (il reparto sperimentale dell'Alfa Romeo al Portello) con numero di telaio AR105.11-750002.












Ciò che rende particolare questa Tubolare è che venne usata come muletto stradale da Giuseppe Busso in persona; la vettura (di color bianco) venne immatricolata per la prima volta nel '63 con targa MI817622 ed era riconoscibile per l'assenza delle prese d'aria sul cofano e per la presenza di alette aerodinamiche dietro le ruote posteriori.

Alfasud 1.5 TI TurboWainer

Negli anni '80 esplode la Turbomania (dalle piccole utilitarie alla F1, passando per le motorizzazioni diesel), ma per gli alfisti in questi termini hanno poco su cui sfogare il proprio entusiasmo.

Ciononostante se eri il fortunato possessore di un Boxer 2C/4C, esasperato dalle insistenti voci che volevano la teutonica Golf GTI più scattante ed aggressiva della piccola vesuviana, avevi la possibilità di acquistare dallo sconosciuto Gian Franco Mantavoni (Wainer) un kit di sovralimentazione (composto da turbina AR Avio e compressore - pressione tra gli 0,5 e 0,6 bar) appositamente studiato per il quattro cilindri contrapposti Alfa Romeo, che con questa soluzione era così in grado di erogare ben 130 cv (non molti, ma è al rapporto peso/potenza che si doveva guardare: nonostante i 20 kg in più rispetto alla versione "chiavi in mano", la TI in questa configurazione disponeva di ben 7,03 cv per kilo!).




#74 Aria di Crisi

Cosa ci si aspettava dall'Alfa Romeo negli anni '70? Sicuramente una derivata delle neonate Alfetta o Alfasud!
Ciò però non ebbe luogo nel '74: quali equilibri si ruppero?


Il 23 marzo di quest'anno morì Orazio Satta Puliga, il progettista legato alle più belle vetture che hanno fatto grande l'Alfa Romeo.
Il geniale Luraghi viene defenestrato dal nuovo Presidente dell'IRI (il democristiano Petrilli) dopo aver posto il suo veto contro la costruzione di un terzo stabilimento AR in Irpinia (noto bacino elettorale di Ciriaco De Mita) per assemblare parte dell'Alfetta; pochi anni più tardi, come ben sapete, verrà ugualmente realizzato.

Dunque solo contrasti e perdite per la casa milanese, che si vedrà costretta alla nomina di un nuovo Presidente.
Il soggetto in questione è il Dottor Gaetano Cortesi, uomo attento e gioviale, che dopo i convenevoli (nel suo primo intervento nel complesso di Arese) ha apertamente additato come cause della scarsa produttività l'assenteismo (18%) e i cosidetti "miniscioperi" dell'Alfasud (una media di 150 al mese) che sfuggono non solo al controllo della Direzione ma anche dei Sindacati.
La cassa integrazione dunque non è ancora completamente scongiurata e tra gli obiettivi principali c'è il rafforzamento e incremento delle esportazioni.

Ritorno al passato?

E' mai possibile che l'appassionato medio e la stessa Codacons siano così stupidi?

Quali benefici credete di ottenere con una fantomatica restituzione al legittimo proprietario (se così possiamo chiamarlo e semmai ce ne fosse uno)?

La situazione va letta da un triplice punto di vista: in primo luogo è evidente anche ai non addetti ai lavori quanto l'Alfa Romeo sia di fronte ad un gap negativo assurdo rispetto alla concorrenza straniera. In termini pratici questo vorrebbe dire impegnarsi nel breve periodo per somme spropositate in attività di Ricerca&Sviluppo, tenuto conto che la stessa Finmeccanica (soggetto interpellato per ri-acquisire l'AR) ha registrato nei primi 9 mesi dell'esercizio 2011, uno squilibrio economico (pari a 767 milioni di perdita) e un indebitamento finanziario netto (di 4,66 miliardi) che sicuramente le precluderanno un accesso serio al canale bancario e ai mercati regolamentati (il titolo ad oggi ha perso il 64,30% del suo valore rispetto al 3 gennaio 2011) almeno fino alla fine del 2013.


Ci vediamo stasera a Lubecca

E' luglio '72 quando Quattroruote saggia le doti della Montreal con un raid partito da Reggio Calabria e con meta Lubecca (2574 km). 



Nel '72, del resto, i viaggi aerei non sono ancora così diffusi come oggi, le tariffe sono alte e le compagnie low cost ancora un'utopia.

La vettura impiega meno di 21 ore per completare il viaggio: e questo tempo tiene conto anche delle soste ai caselli, alla frontiera (che solo con il Trattato di Schengen del giugno '90 verrà abbattuta), rifornimenti e spuntini.

La velocità media risulta quasi di 140 km/h; il consumo è di 17,8 litri per 100 km (sicuramente accettabili per l'epoca e viste le prestazioni richieste).

ALDO MORO e l'Alfa Romeo

Più volte la vita dello statista italiano si è incrociata con le vicende dell'allora azienda di Stato e le sue vetture. 
Un caso in particolare (che per ovvie ragioni politiche rimase all'oscuro dell'opinione pubblica) lo vede protagonista assoluto.

Rudolf Hruschka il 13 giugno 1991 (quindi ben 23 anni dopo il verificarsi dei fatti) ad una conferenza sulla nascita del progetto Alfa-Sud, dichiarò che per costruire lo stabilimento a Napoli non si riuscivano ad ottenere i permessi per l'avvio dei lavori sul terreno già predisposto e di proprietà dell’Alfa Romeo AVIO.

Moro aveva mostrato interesse per l’iniziativa, allora Hruschka si presentò dal presidente per sbloccare la situazione e gli raccontò cosa stava avvenendo: Moro rispose “me ne occuperò io”. 
Qualche giorno dopo invitò l’austriaco ad andare con lui a Pomigliano perché doveva inaugurare un treno ad alta-velocità sulla linea Roma-Napoli: Hruschka non poté andarci ma lo fece ricevere dal Direttore dell’AVIO, che era al corrente di tutto.

Moro andò a vedere il terreno, accompagnato dal prefetto. Dopo aver visto il terreno, Moro domandò al prefetto: “Ma allora perché non viene dato questo permesso?
E la risposta fu: “semplicemente perché ci sono dei grossi politici locali, i quali hanno ottenuto un’opzione su altri terreni, che intendono vendere all’Alfa Romeo con relativo beneficio (economico e politico)”.




Dopo pochi giorni Moro fece arrivare il permesso per costruire la fabbrica, e alla posa della prima pietra il 29 aprile 1968 (alla quale era presente lo stesso Primo Ministro) erano gioiosamente presenti anche tutti coloro che l’avevano ostacolata.
Da sottolineare però che i lavori di sbancamento, sistemazione del terreno e scavo per le opere civili iniziarono solo nell’agosto dello stesso anno.

Hruschka rimase sbalordito nel constatare con quali dinamiche si svolgano determinati eventi nella vita del BelPaese.

Un altro evento (questa volta tragico) vede Moro e l'Alfa Romeo sullo stesso palco, ma poichè questo non è un blog politico e di teorie sullo svolgimento dei fatti ne potete trovare a decine sul web, vi lasciamo con la visione di questo ALBUM.

ALFA ROMEO GTV 2.0 GRAND PRIX

La GTV Grand Prix è una serie speciale allestita su base GTV 2.0; esordisce nel 1981 per onorare il rientro dell'Alfa Romeo con la monoposto 179 nel mondiale iridato (Formula 1). Il nome viene scelto dall'Alfa Romeo in collaborazione con il pilota Bruno Giacomelli.




Venne allestita in 650 esemplari progressivamente numerati: 250 destinati al mercato italiano, 200 per il mercato francese e 200 per i restanti paesi europei.
Quali sono le differenze principali rispetto alle GTV "normali"?
Esteticamente era disponibile unicamente nel rosso Alfa 501. 
Paraurti anteriore e posteriore (eccetto il paracolpi centrale), minigonne e la calotta dello specchietto sinistro (unico disponibile) vengono verniciati in tinta con la carrozzeria. 
Per darle una connotazione ancor più esclusiva vengono aggiunti due grandi quadrifogli verdi sugli sfoghi d'aria posteriori, oltre ad una striscia adesiva nera appliacata all'altezza della linea di cintura e un’altra modanatura laterale adesiva venne inserita fra i passaruota (poco sopra lo spigolo inferiore delle portiere) riportante la dicitura "Grand Prix" stilizzata.




Internamente viene scelto come rivestimento un velluto nero con trama a righe orizzontali grigie (per i sedili), moquette rossa, velluto grigio per i pannelli portiere. Sul cruscotto una mostrina specifica riporta il numero progressivo dell’esemplare e volante rivestito in pelle nera.

Per quanto riguarda il telaio rimane invariata la taratura delle sospensioni: vengono tuttavia scelti pneumatici maggiorati 195/60 HR15 su cerchi in lega
Campagnolo color grigio scuro con bordo argento da 15 pollici e 4 bulloni di serraggio.

Il propulsore (il classico 4 clindri bialbero di 1962cc) non subì alcuna miglioria rispetto alla versione di serie, anche se anticipava le modifiche che vennero poi apportate alle versioni prodotte dal 1983 in poi sulla duemila.

L'allestimento speciale veniva eseguito dalla Maggiora (carrozzeria nata nel 1925 e passa a struttura industriale nel '51, per lo stampaggio delle lamiere FIAT).

Gustatevi l'album a questo INDIRIZZO!

FIAT CHIUDE Arese!


Faccia di un operaio scioccato che ha appena appreso la notizia


Quest'ultima mossa non è altro che la conferma della poca serietà e del modo d'esser di un'azienda guidata da uomini che di gestione in primis, ed eccellenza produttiva non sanno nulla!
(ASCA) - Torino, 14 nov - Chiude Arese. La Fiat ha comunicato l'intenzione di chiedere la Cassa integrazione straordinaria per cessata attivita' per la sede di Arese dove attualmente sono impiegati 137 addetti interessati. Per loro e' applicata la cassa integrazione in deroga fino al 10 dicembre. Il provvedimento dovra' riguardare sia il centro stile, la progettazione e la sperimentazione con 106 addetti sia Powertrain con 31 lavoratori. ''La necessita' di contenere i costi di funzionamento e di struttura degli enti interessati ha comportato la definitiva cessazione delle attivita''', si legge in una nota inviata al Ministero del Lavoro, alla Regione Lombardia, ai sindacati e per conoscenza all'Assolombarda. Nei confronti di questi lavoratori, sottolinea la Fiat, saranno attivate iniziative di incentivazione all'uscita. ''Questa cigs per cessazione di attivita' - commenta Carlo Pariani dei Cub di Arese - era gia' prevista dopo la cigs in deroga comunicata da Marchionne alla assemblea degli azionisti del marzo 2011. Il vero problema - osserva Pariani - oggi e' che Fiat e Powertrain si dovranno seriamente attivare per ricollocare i lavoratori in Cigs durante il primo anno, cioe' nell'arco del 2012, altrimenti il Ministero non potra' concedere la Cigs per il secondo anno''.

Le basi - Lezione n2 - SCUDETTO

Qualcuno può abbozzare un'idea sulla storia dello scudetto AR?

Le prime A.L.F.A. e poi le Alfa Romeo, avevano il radiatore "non celato" ed abbellito dal marchio e dalla scritta in corsivo (questa fu un vezzo di Nicola Romeo che la fece realizzare sulla base della sua calligrafia).

Durante il periodo bellico, quando le contingenze portarono i disegnisti ad allontanarsi dai modelli consueti e tristi che caratterizzavano la produzione di quel periodo (vedi Alfa Coloniale), uno studio stilistico proiettato verso il futuro e quindi verso la ripresa di una produzione civile portò alla realizzazione di una berlina aerodinamica la Gazzella, con motorizzazione 6 cilindri da 2000 cc.


In questo studio, l'esigenza di raccordare il cofano ad in parafanghi portò alla nascita di un stilema che poi diventò il motivo ricorrente della produzione Alfa Romeo: lo scudetto.
Si nota benissimo come questo modello (mai realizzato) presenti le linee generali della produzione degli anni seguenti (vedi freccia d'oro).

Il frontale della Gazzella, anche se casuale, era qualcosa di definito e riconoscibile che poi fu ripreso a testimone del nuovo stile dell'Alfa Romeo a partire dai modelli prodotti dal 1949.

Le basi - Lezione n1 - MARCHIO

Da cosa deriva e il perchè del marchio (non chiamatelo brand) Alfa Romeo?
Sin dalla nascita sul frontale campeggia un marchio circolare suddiviso verticalmente in due parti: sul lato sinistro la croce rossa in campo bianco, simbolo della città di Milano e sul lato destro il Biscione, cioè il serpente simbolo dei Visconti.


Le uniche modifiche intervenute nel corso della storia hanno riguardato la sola cornice esterna alle due partizioni:
Nel 1910 con la scritta ALFA e MILANO divise da due nodi sabaudi in onore a Casa Savoia.
Nel 1918 con l'inserimento del nome ROMEO, dopo l'acquisto della fabbrica da parte di Nicola Romeo.
Nel 1925 con l'inserimento del simbolo in una modanatura consistente in una corona d'alloro in ricordo della vittoria dell'AR P2, condotta da Gastone Brilli-Peri, nel primo campionato del mondo di F1
Nel 1946 dopo la vittoria della Repubblica al referendum del 2 giugno vengono inserite due linee ondulate in sostituzione dei nodi sabaudi.
Nel 1971, con l'apertura dello stabilimento I.N.C.A. AR-Alfasud a Pomigliano d'Arco, vengono tolte dal marchio l'indicazione MILANO, le linee ondulate, la corona d'alloro e il trattino che separa ALFA e ROMEO giungendo così al marchio in uso ai giorni nostri (restyling di PINO TOVAGLIA).

Anticipazioni (GT)Veloci...

 
Dati tecnici

Motore
4 cilindri in linea anteriore longitudinale
Cilindrata
1.962 cm3
Alesaggio per corsa
84 x 88,50 mm
Alimentazione
2 carburatori doppio corpo orizzontali Solex C40 ADDHE oppure Dell'Orto DHLA 40G
Potenza max 
130 cv a 5.400 giri/min
Coppia max 
18,1 kgm a 4000 giri/min
Velocità dichiarata 
oltre 190 km/h
Accelerazione 
da 0 a 100 km/h in 9,7 s
Consumo medio 
10,86 km/l
Distribuzione 
Valvole a V in testa, doppio albero a camme in testa, doppia catena silenziosa


Trasmissione
Trazione 
Posteriore
Frizione 
monodisco a secco con comando idraulico
Cambio 
Posteriore in blocco con il differenziale a 5 marce sincronizzate + R.M.


Sospensioni
Anteriori 
a ruote indipendenti, quadrilateri trasversali, barre di torsione, ammortizzatori idraulici telescopici, barra stabilizzatrice
Posteriori 
ponte De Dion, due puntoni longitudinali, molle elicoidali, parallelogramma di Watt, ammortizzatori idraulici telescopici, barra stabilizzatrice


Freni
impianto
idraulico con correttore di frenata al retrotreno in funzione del carico
anteriori 
a disco
posteriori 
a disco sospeso, servofreno
A mano 
meccanico sulle ruote posteriori


Dimensioni
Carreggiata anteriore 
1366 mm
Carreggiata posteriore 
1358 mm
Lunghezza 
4260 mm
Passo
2.400 mm
Altezza 
1330 mm



Peso
in ordine di marcia 
1110 Kg
a pieno carico 
1450 kg

Stay Tuned!

In memoriam ENRICO SALA

E' doveroso dedicare il primo articolo al compianto Enrico Sala, uno dei protagonista indiscussi dell'area commerciale del periodo d'oro dell'Alfa Romeo, che ci ha lasciato il 29 settembre scorso alla veneranda età di 84 anni.




Nato nel 1927 a Gavirate, nel varesotto, Sala entrò all'Alfa Romeo nel 1955 e vi rimase fino al 1980, quando per sua scelta decise di andarsene considerata la manifesta incompatibilità con alcuni soggetti dalle mire politiche discordanti dai Leitmotive della casa milanese (nonchè con i basilari principi economico-finanziari che dovrebbero governare le attività di una qualsiasi azienda). 

Inizialmente ricoprì la carica di direttore dell'azienda per i mercati svizzero e francese; venne poi cooptato nel 1965 nella direzione centrale come Responsabile Vendite.
Per primo al mondo negli anni ‘60 e ’70 ha inventato le concessionarie dirette - le filiali - non per fare concorrenza alla rete ufficiale come si usa adesso, ma per verificare "sul campo" la validità delle azioni commerciali, la tenuta dei prodotti, e per rendersi conto di ciò che la rete dei suoi Concessionari - che ancor oggi lo ricordano con stima e grande affetto - stesse vivendo "a valle" della fabbrica (in questo modo a metà anni 70 si arrivò alle 200.000 unità prodotte contro le 180.000 della concorrente diretta BMW).
Negli anni 70 riuscì addirittura ad aprire una filiale Oltreoceano nel New Jersey.
Ha inoltre aperto le prime NSC di Alfa Romeo sin dagli anni ’50, fondando Alfa Romeo Suisse, Alfa Romeo France.

Collaborò con il grande Pierre Dreyfus alla stesura degli accordi commerciali che portarono alla duratura collaborazione fra Alfa Romeo e Renault e ricoprì prestigiosi incarichi presso le aziende che i due marchi crearono con capitali comuni, SOFAR e SAVIEM.

Gestì sempre in prima persona i rapporti con le Istituzioni e con le Forze dell’Ordine sviluppando e consolidando quel rapporto che tutt’ora da anni lega il marchio del biscione a Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza.



(1979) Presentazione al Quirinale dell'AR Alfa6 alla presenza di Giulio Andreotti

Grande Amico di Carlo Chiti, fu promotore della nascita del Trofeo Alfasud, culla per tanti giovani piloti italiani.




Uomo di grande spessore, ne diede dimostrazione gestendo positivamente eventi come la crisi petrolifera del 1973, le lotte sindacali e gli attacchi delle BR. 
Cercò di non farsi influenzare dall'allontanamento di Luraghi per mantenere la rotta della casa del Portello, ma nonostante ciò si aprì la strada della crisi che accompagnò l'azienda fino alla cessione a Fiat
A lui sono collegati anedotti come il segretissimo incidente stradale di Luraghi, della presenza delle saldature non livellate sulle Alfasud Super e Terza serie nonchè delle velocità massime dichiarate inferiori alle reali per contrastare una legge del '77 che impediva ai neopatentati di guidare vetture con velocità massime superiori ai 180 km/h.
Dopo le sue dimissioni venne nominato cavaliere del lavoro per aver dato lustro all'automobile italiana.
Ricoprì la Presidenza di ANFIA e collaborò attivamente con l’allora Federaicpa.
Successivamente è stato titolare del primo mega-dealer italiano, la Saigarage SpA, che rappresentava Opel, Fiat, Suzuky, Chevrolet, Pontiac, Cadillac, Oldsmobiles, con 11 sedi in Milano, Brescia, Genova e Torino; già importatore e distributore dei prodotti GM per il Nord Italia dal 1947 e prima azienda in Europa a lanciare il servizio di full-leasing con parco di proprietà di oltre 3.500 vetture già negli anni ‘80.

Nella vita privata, sposandone la figlia (nel 1954), è diventato genero di Giuseppe Luraghi - ha sempre tenuto a dire che lui è entrato in Alfa Romeo nel 1955, prima di Luraghi (ovviamente perchè non si parlasse di eventuali raccomandazioni del potente suocero) - e custodì un grande archivio di famiglia, contenente importanti documenti, anche fotografici, di vita aziendale della casa del biscione, che ha sempre condiviso con Club, Associazioni ed appassionati Alfisti di tutte le generazioni.
Ci teniamo infine a ricordare l'intervista-denuncia pubblicata da Repubblica nel 2002, che potrete leggere QUI

Stiamo arrivando...

Non un club, non un fake e nemmeno un'agglomerato di luoghi comuni.
Nasciamo per creare un "decamerone" ossia una raccolta di novelle legate a ciò che l'Alfa Romeo è stata (e che non ci sarà più a causa dell'acquisizione da parte di FGA) e per non perdere quei saperi che non si trovano sulle riviste dell'epoca o sui libri che ultimamente hanno iniziato ad affollare gli scaffali delle librerie.
 



Dunque come un padre racconta al figlio una storia, una leggenda o un'esperienza, noi vogliamo ricucire le trame che giorno dopo giorno hanno preso vita nei luoghi a noi sacri (Portello, Arese, Pomigliano d'Arco e Pratola Serra in primis) e che ci hanno lasciato in eredità modelli affascinanti e ultra-moderni come la Giulia, l'Alfetta e l'Alfasud.

Stay tuned and share us